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lunedì 19 gennaio 2015

Mani nella terra e sguardo al cielo

Mani nella terra e sguardo al cielo. Oggi ho deciso che questo sarà il mio motto d'ora in avanti.
Vi è mai capitato di lavorare in campagna, di fare un qualsiasi tipo di lavoro in mezzo alla natura? Vi siete mai sporcati le mani di terra, atteso con trepidazione che i semi da voi piantati germogliassero?
Se non lo avete mai fatto, allora vi consiglio di cominciare. Non è mai troppo tardi, in fondo, per certe esperienze!
C'è una grande gioia nello sporcarsi le mani, vederle tingersi di verde come l'erba o di bruno come la terra; si torna un po' bambini, quando non importava se i vestiti si sporcavano, l'importante era divertirsi fino allo sfinimento. Tanto poi c'era la mamma a lavare tutto. 
La stessa cosa capita con la campagna. Ci si sporca le mani, i vestiti, la pelle... e Madre Natura in cambio si prende cura di noi, con i suoi frutti nutrienti e appetitosi, e lava via dall'animo umano la sporcizia della modernità, dell'insoddisfazione. Lavorare la terra ci ricorda di essere umili per poter ottenere grandi risultati. Essere umili permette di guardare con lucidità alla nostra ignoranza, alle nostre mancanze, per spronarci a fare di più, a imparare. E' l'umiltà a dettare dentro l'animo umano il rispetto nei confronti altrui, perché dove non c'è rispetto non esiste umanità.
Eppure lavorare la terra e vivere secondo i ritmi di Madre Natura non significa solo questo. Lo sguardo è sempre rivolto verso il cielo, perché in fondo l'umiltà eleva l'animo umano, dà l'opportunità di sentirsi parte di un Tutto, di guardarsi intorno con occhi più attenti e di avere pensieri "raffinati". Nel vocabolario si legge:
"Raffinato: In senso figurato, che raggiunge un alto livello di perfezione."
I pensieri di chi ha lo sguardo rivolto al cielo sono stati lavorati dal tempo, dall'umiltà e dalla sensibilità, elevandosi a uno stadio più maturo, raffinandosi.
Lo sguardo verso il cielo implica ambizione, idealismo e una consapevolezza delle proprie capacità, di una certa autostima, mai macchiata dalla presunzione. Per chi ha le mani nella terra e lo sguardo al cielo la strada è tutta in salita, ma ricca di soddisfazioni. 
Non ho avuto modo di lavorare molto in campagna, sebbene io speri di recuperare il tempo perduto, ma queste cose mi sono state subito evidenti.
Ho seminato, ho ricoperto il terreno di letame a mani nude, ho liberato le piante dal peso gravoso dei frutti e messo a dimora altre piantine. In tutto questo credete che io sia stata sola? Neanche per sogno! Come si fa a sentirsi soli in un mondo così popolato, così silenziosamente chiassoso come quello campestre?
Grassi lombrichi sbucano dal suolo quando meno te l'aspetti, rituffandosi tra le onde brune della terra come fossero flutti marini; orde di uccellini cinguettano a ogni angolo del prato, osservatori talvolta bisbetici dell'incomprensibile lavoro umano; plotoni di api riforniscono l'alveare di polline, facendo ondeggiare coloratissimi fiori sotto il loro peso...
Non ci si può sentire soli in campagna, dove tutto ha una voce, ogni cosa a suo posto in un sistema più grande, che comprende anche noi.
Noi, poveri, piccoli e insulsi esseri umani, che non sappiamo più avere le mani nella terra e lo sguardo al cielo, presuntuosi e fastidiosi a tal punto da essere sul becco di tutti gli uccellini, che si scambiano cinguettii indignati sul nostro conto. Essere umano, così incredibilmente piccolo nelle dimensioni ma così terribilmente grande nei danni che fa e nel bene che invece potrebbe fare. 
In campagna non esiste solitudine, quella è diventata prerogativa esclusiva delle città, dove si ha necessariamente bisogno di un tablet o di uno smartphone per poter comunicare e potersi sentire accettati, "socievoli". 
In Natura, invece, ognuno ha il suo ruolo e spesso ci si aiuta anche a vicenda, in un sistema più grande, quello del Cerchio della Vita.

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