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martedì 28 luglio 2015

Lughnasadh e Lammas, feste del raccolto

L'aria è calda, secca. Il sole brucia i campi e la pelle e le cicale friniscono nei cespugli e nelle siepi. L'estate sta per volgere al termine, i frutti nelle campagne sono ormai maturi ed è il momento di accingersi a raccogliere gli ortaggi, fare le prime conserve e volgere lo sguardo all'inverno. Si mettono da parte i semi e si consumano tutti i prodotti che la terra generosa ci offre.
Come sempre, nella nostra vita frenetica cittadina non ci accorgiamo più dei cambiamenti che avvengono intorno a noi e dell'importanza dei passaggi stagionali, eppure ci influenzano, nel bene e nel male. Un tempo quello che andava dal 31 luglio alla prima quindicina di agosto era un momento di grande festa e di raccoglimento, ci si riuniva per mietere il grano ed erano giornate di intenso lavoro, grandi fatiche, ma anche festeggiamenti. La terra era (ed è) generosa, così l'occasione della mietitura invogliava a trascorrere momenti di spensieratezza insieme, una volta concluso il lavoro nei campi. Si banchettava, si danzava, ed era usanza comune a molte popolazioni anche lontane tra loro quella di confezionare una bambola o un fantoccio con le spighe o le foglie di granoturco. A noi uomini moderni riesce difficile comprendere alcune usanze, ma dobbiamo pensare a un mondo antico in cui la Natura era venerata e temuta; essa regolava e scandiva la vita degli esseri umani e da lei dipendeva la sopravvivenza, poiché il suo grembo doveva essere sempre fertile per dare i frutti che sarebbero serviti a sfamare ogni famiglia. Il momento del raccolto era dunque adatto ai festeggiamenti, per l'allegria e la gratitudine di avere di che sfamarsi, ma rappresentava anche un passaggio delicato, poiché dopo la grande abbondanza estiva sarebbero arrivati gli stenti invernali. Era un periodo di transizione, dunque, in cui si cercava di propiziarsi i raccolti dell'anno a venire.
La mietitura diveniva un atto rituale: "uccidendo" il grano, lo si trasformava per farlo rinascere sotto forma di pane. Inoltre, di quello raccolto, una parte veniva conservato per estrarne i semi da piantare nei mesi successivi. Quello del grano è un vero e proprio sacrificio che si rendeva necessario, ma richiedeva anche la propiziazione della sua rinascita. Lo Spirito del Grano, nascosto nell'ultimo covone, nelle ultime spighe rimaste nel campo o in un forestiero che passava da lì per caso, veniva festeggiato o sacrificato. Si creava dunque una figura umana, spesso con fattezze femminili, che veniva chiamata la Madre del Grano, la Vecchia, la Nonna, e veniva portata in processione per il paese, appesa nei fienili, talvolta cosparsa d'acqua per propiziare le piogge oppure ancora bruciata e usata per fertilizzare i campi.
Il termine Lughnasadh, con cui oggi è identificata questa festa, deriva dal nome del dio celtico Lugh, capo dei leggendari Tuatha De Danann. La festività, tuttavia, si collega alla madre adottiva di Lugh, la quale, affaticatasi per preparare i campi irlandesi all'agricoltura, morì sacrificandosi. Narra la leggenda che Lugh abbia chiesto al popolo d'Irlanda di tenere una festa ogni anno per ricordarsi della morte della madre. Si ritrovano in questo mito due figure appartenenti alla cultura greco-latina, e cioè Demetra e Persefone, spesso assimilate alle feste del raccolto di cui Lughnasadh è la prima. 
In Egitto in questo momento dell'anno si festeggiava Soped, la stella Sirio che scandiva la vita per gli Egizi e che era associata alla dea madre Iside. Il 19 luglio, infatti, questa stella rinasce nei cieli dopo 70 giorni d'assenza e, in concomitanza con questo evento astronomico, avviene la piena del Nilo. Era un momento di grandi festeggiamenti, dunque, poiché con il limo la terra sarebbe tornata fertile permettendo al popolo egizio di vivere.
In Grecia si festeggiava la dea Atena, mentre nell'antica Roma si celebrava il dio Vulcano, ma anche i defunti.
Con il tempo, Lughnasadh divenne Lammas, la festa del pane, poiché il grano veniva trasformato appunto in pagnotte fragranti a uso rituale.

Anche se i tempi sono cambiati e le esigenze della modernità sono apparentemente diverse da quelle dell'antichità, possiamo festeggiare anche noi Lughnasadh.
Ricordiamoci che la Madre Terra ci dona la vita, per questo essa va ringraziata e rispettata. E' tempo per noi dei primi bilanci e del primo raccolto personale; dopo le fatiche invernali, arrivano le vacanze estive, il riposo, ed è tempo di godere di tutto quello che abbiamo metaforicamente seminato nell'anno trascorso. Eppure, così come i contadini debbono essere previdenti e mettere da parte scorte e semi per l'inverno che verrà, anche noi dobbiamo allinearci con le energie del periodo e decidere cosa continuare nei mesi a venire e cosa invece vogliamo abbandonare. Il sole comincia il suo lento declino, cedendo sempre più minuti alla notte, e così anche noi ci inoltriamo verso il periodo più oscuro dell'anno, in cui mediteremo su di noi, entreremo nella caverna della conoscenza e ne usciremo in primavera rinati e carichi di nuova energia. 
Per quanto riguarda il lavoro magico, esso è da rivolgersi all'abbondanza, alla serenità, all'abbandono di cattive abitudini, alla chiusura di cose che ci si vuole lasciare alle spalle. E' un periodo adatto anche ai riti di purificazione. 
Potete festeggiare con gli amici, organizzando un banchetto all'aperto con frutta e ortaggi di stagione, insieme all'immancabile pane di cereali ed erbe aromatiche, tradizionale e propiziatorio di buona fortuna.  Potete anche fare delle bamboline con le spighe di grano o con le foglie di mais, portando in questo modo l'abbondanza della terra nelle vostro vite e propiziando una rinascita personale. Riflettete sulla vostra vita e sul vostro personale raccolto e ringraziate Madre Natura per la sua generosità. Tra le altre attività, sono indicate la divinazione, gli incanti volti al miglioramento della situazione economica e l'esprimere desideri.

Fonti:
Scritto di mio pugno dopo la lettura dei seguenti testi:
- L'arte della strega, Dorothy Morrison
-Almanacco. Il tempo della magia, Devon Scott
- Il ramo d'oro, James Frazer
- Feste pagane, Roberto Fattore

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