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lunedì 24 ottobre 2016

I Taorcchi: La Papessa nei diversi mazzi

Come abbiamo visto, ogni mazzo di Tarocchi ha la sua energia, derivante da chi lo ha ideato e da chi ne ha disegnato le illustrazioni, oltre che dalla cultura di provenienza. Nella lezione precedente abbiamo visto le caratteristiche generali della seconda carta dei Tarocchi, La Papessa, oggi invece voglio proporvi l'analisi di questa stessa carta prendendo in esame però diversi mazzi, tra cui alcuni famosi e appartenenti alla categoria classica, altri più ricercati, scelti tra quelli che ho in casa.

La Papessa secondo il mazzo dei Visconti-Sforza
Una monaca, seduta su uno scranno, tiene con la mano sinistra un libro e con la destra regge una croce a stilo che ne identifica l'appartenenza alla religione cristiana. La testa è cinta dalla tiara papale, le cui tre corone rappresentano le virtù teologali. Gli abiti della papessa non sono sfarzosi, anzi: i tre nodi del cordone che cinge il suo abito ricordano i voti monastici di povertà, castità e obbedienza. La leggenda che mette in relazione questa figura con quella della papessa Giovanna non ha alcun fondamento; in realtà, si tratta di un emblema della fede cristiana e rappresenta la totale adesione alla verità rivelata nelle Sacre Scritture. La figura della Papessa si rifà alla raffigurazione della Fede di Giotto alla Cappella degli Scrovegni di Padova.


La Papessa secondo il mazzo di Wirth
Sacerdotessa del mistero e patrona dell'arte divinatoria, la Papessa di Wirth riunisce in sé elementi di varie tradizioni religiose.
Seduta su una sfinge alata, è immobile, calma e silenziosa, impenetrabile. E' Iside, la sacerdotessa del mistero, la dea della notte profonda che lo spirito umano non potrebbe penetrare senza il suo aiuto. Con la mano destra tiene socchiuso un libro i cui segreti non possono essere svelati, a meno che la Papessa non ci affidi le chiavi che regge con la mano sinistra. Queste rappresentano il potere intellettuale che dà accesso ai misteri della fede e a una nuova dimensione spirituale.
Sulla copertina del libro compare il simbolo cinese dello yin-yang, che rimanda al concetto dell'armonia degli opposti.
La Papessa insegna che per riuscire nella divinazione bisogna usare una logica severa, ma allo stesso tempo essere incredibilmente sensibili e intuitivi. La conoscenza della realtà delle cose si nasconde dietro il velo delle apparenze sensibili. Questo velo lo ritroviamo sia sul capo della Papessa che alle sue spalle, celando l'entrata del tempio. Esso simboleggia la cortina che bisogna sollevare per penetrare nel sacro recinto ed è lo schermo sul quale si proiettano le immagini viventi del pensiero.
L'insegnamento della Papessa si fonda sull'immaginazione, come dimostra la falce di luna che sovrasta la sua tiara d'argento. Quest'ultima è formata da due corone arricchite di pietre preziose. Quella che le sfiora la fronte simboleggia la Filosofia occulta e alle sottili dottrine dell'Ermetismo, mentre quella più in alto è l'emblema della Conoscenza, della Fede sapiente.
I colori, le forme e i simboli raffigurati sulla carta rappresentano tutti la dualità e il contrasto: bene e male, luce e buio, felicità e sofferenza, ecc.
Il piede della Papessa, poggiato sul cucino, simboleggia il bagaglio di conoscenze che possiamo acquisire.

La Papessa secondo il mazzo di Rider-Waite
La Papessa di Waite è la moglie e madre spirituale che attende l'unione mistica. La sua dimora è il giardino dei melograni, nella regione superiore dell'Eden, di cui sorveglia l'entrata stretta fra Jakin e Boas, le due colonne del Tempio salomonico che simboleggiano i principi della saggezza, ovvero la forza e la giustizia. Le colonne, inoltre, simboleggiano la dualità e la contrapposizione. Il capo è coronato da un diadema lunare sormontato da un grande globo, simbolo dell'armonia degli opposti. In grembo, seminascosta, tiene la Torah, il Libro della Legge ebraica. La papessa non ha bisogno di leggerlo, perché lo conosce a memoria, per cui tiene lo sguardo fisso davanti a sé. Il piede sinistro posa su una luna crescente, simbolo del dominio sugli istinti. Simboleggia la conoscenza  dei misteri più alti e inaccessibili della vita e dell'esistenza.


La Papessa secondo il mazzo Egizio
In questa carta, la Papessa è una donna coperta con il velo egizio, coronato dalla mezza luna. E' seduta sulla soglia del Tempio di Iside. La colonna alla sua destra rappresenta l'ascensione dello spirito puro al di sopra della materia, l'altra la prigionia dello spirito impuro nel mondo materiale.
La testa della Papessa è coronata da una tiara, sovrastata dalla luna crescente. Una parte di lei è nascosta da un velo. Sul petto della donna brilla la croce solare, in grembo tiene un papiro che nasconde con il suo manto. E' la personificazione della scienza occulta, che attende l'iniziato per comunicargli i segreti della natura dell'universo. La croce solare rappresenta la fecondazione della materia a opera dello spirito, ma anche la Scienza. Il velo, invece, annuncia che la Verità non può essere rivelata ai profani. Il papiro in parte nascosto sta a significare che il saggio deve raccogliersi in solitudine e nel silenzio, perché é così che i misteri potranno essere svelati.
La Papessa indica che la materia può essere cambiata con la Volontà,e  tramite essa potremmo realizzare ciò a cui aspiriamo.
- In positivo: studio, severità di giudizio, saggezza, intuizione. La donna, la madre, l'aria, i segreti del sapere, la Scienza Occulta. Amore platonico, tendenza a evitare legami.
- In negativo: presunzione, ignoranza, egoismo, propositi malvagi. Immoralità, cattiveria, odio.

La Papessa secondo il mazzo Wildwood
I Wildwood Tarot non fanno parte dei Tarocchi tradizionali. Sono stati creati sulla base delle antiche spiritualità legate alla Terra, ai cicli della Natura e all'antica vita selvaggia, dalla quale ancora oggi l'uomo si sente attratto. Nel mazzo Wildwood, creato da Mark Ryan e John Matthews, La Papessa viene chiamata La Veggente.
Il mantello di civetta in cui la Veggente è avvolta simboleggia la saggezza, ed è decorato con i simboli totemici di animali di potere e spiriti sciamanici. La Veggente si trova davanti all'Albero del Mondo, che disegna la saggezza con le sue radici profondamente conficcate nella terra. Chiusi intorno a lei, ci sono i simboli dei quattro elementi che lei utilizza: la coppa, il bastone, la punta della freccia e la pietra. Ha appesa una borsa e un set di rune. Il cappuccio, a seconda di dove la si vede, potrebbe nasconderle il viso oppure la sua faccia potrebbe essere intravista nella penombra. La sua voce potrebbe essere ovattata e parlare per enigmi, ma se la ascoltiamo, può portarci a nuovi e più saggi inizi.
La Veggente rappresenta l'intuizione che si guadagna con la quiete e l'interiorità. Lei si trova al cuore dell'universo interiore personale e può mediare la conoscenza e aiutare a esternare questa energia nel potere, nella saggezza o nello sforzo creativo nel mondo materiale.
La Veggente agisce come un mediatore oracolare o un principio femminile intuitivo e immaginativo, ma la sua mediazione è basata sulle energie terrene e sulle abilità. Questo è simboleggiato dal suo mantello, che rappresenta il volo del pensiero e dell'intelletto, maturato e sensibilizzato dal profondo potere delle radici, radicato nella memoria della Terra conscia.
La Veggente si trova al centro del mondo interno individuale, di fronte allo Sciamano. Lei agisce non solo come una guida per l'anima, ma come un catalizzatore per la manifestazione del lavoro artistico e creativo. Le idee potrebbero essere filtrate attraverso gli ombrosi reami dei sogni e degli stati simili alla trance, ma gli archetipi interiori e mediatori che formano queste idee nelle opere letterarie, nelle canzoni o nella danza rappresentano la Veggente. E' colei che ispira le emozioni in un libro o in un pezzo musicale, oppure fa spuntare una lacrima alla fine di un film emozionante o una risata per una storia divertente.
Con la sua abilità a bilanciare le emozioni, l'intelletto e la forza di volontà, lei ci sprona a creare il cambiamento nel nostro mondo materiale ed è un'abile mediatrice di tutte le forze elementali che si possono trovare all'interno della vita selvaggia. Incoraggia gli esercizi positivi della volontà.
Questa è una delle più pure forme di magia della Terra.
La Veggente ci dice che giunto il tempo di focalizzarci sul nostro potere e lasciarlo scorrere attraverso di noi. Molti sogni o desideri relativi al processo emozionale creativo sono pronti per essere applicati nella nostra vita giorno per giorno e ora dobbiamo dare sfogo alle voglie nascoste o soppresse. Può anche riguardare la guarigione, le relazioni sessuali o le associazioni. Ora la manifestazione della spiritualità interiore o gli approfondimenti esoterici nella nostra vita quotidiana pratica e fisica porterà profondi benefici e risultati. E' un segno di maturità. La Veggente si riferisce anche agli impulsi creativi come l'arte, le abilità meccaniche e i mestieri, e la gioia di portare piacere e conoscenza agli altri.

Fonti:
- Il grande libro dei Tarocchi, Giordano Berti
- I Tarocchi, Oswald Wirth
- I Tarocchi egiziani, Giordano Berti e Tiberio Gonard
- Wildwood Tarot, wherein wisdom resides, Mark Ryan e John Mattews
http://www.pensierospensierato.net/2013/06/2_arcani-maggiori-la-papessa/

giovedì 13 ottobre 2016

Il cipresso: radici nella terra nera e chioma nel regno dei cieli

Ti canteremo noi cipressi i cori 
che vanno eterni tra la terra e il cielo.

Giosuè Carducci

Famiglia: Cupressacee
Genere: femminile
Pianeta: Saturno
Elemento: Terra
Poteri: Longevità, curativi, benessere, protezione.

I cipressi sono considerati alberi perlopiù cimiteriali, tranne in Toscana, sul Lago di Garda e nel Veronese, dove adornano con la loro severa eleganza i poggi e i viali che conducono a ville e a fattorie. 
Anticamente, e ancora oggi in Oriente, questo albero evocava soprattutto il simbolo della fertilità per il suo aspetto vagamente fallico, tant'è vero che i Romani ponevano a guardia dei loro campi, giardini e vigne priapi dagli enormi attributi, intagliati in questo legno; in occasione delle nozze gli sposi ricevevano in dono, insieme ad altri alberi, dei cipressi.
Nelle novelle meridionali simboleggiava l'amante, forse per la sua forma fallica, mentre la donna era evocata dalla rosa.
Era anche l'immagine vegetale dell'immortalità a causa delle foglie sempreverdi e del legno considerato incorruttibile: in esso si erano intagliati la freccia di Eros, lo scettro di Zeus e la mazza di Ercole. Anche l'arca di Noè era costruita con legno di cipresso.
I Persiani vi coglievano il simbolo vegetale del fuoco per la sua forma evocatrice della fiamma e sostenevano che fosse il primo albero del Paradiso.
A queste caratteristiche simboliche corrispondono quelle medicinali grazie alle foglie e ai frutti che contengono, oltre a un elevato tasso di tannino, un olio essenziale molto aromatico con il quale i Romani preparavano profumi. Per il complesso dei suoi costituenti ha soprattutto un'azione vasocostrittrice e protettiva dei capillari. La tintura di cipresso, utilizzabile in infuso o decotto, è indicata per curare flebiti, varici, emorroidi, mentre l'essenza dei rami è antisettica e spasmolitica, utile come sedativo della tosse.
La fama funeraria del cipresso è nata invece dai poeti greci e latini che cominciarono a considerarlo albero dei defunti. Virgilio lo considerava cupo e funebre, non diversamente da chi sosteneva che l'anima del defunto giungesse nelle sembianze di un cipresso a Plutone, un altro nome del dio degli Inferi a cui l'albero venne consacrato.
Il cipresso era sacro anche ad Astarte, variante fenicia della dea madre Ishtar.
Generalmente associato al lutto, dunque, veniva piantato accanto alle tombe; i suoi rami indicavano il cordoglio che aveva colpito la famiglia. Per la sua verticalità assoluta, il cipresso indica l'anima che si avvia verso il regno celeste. E' divenuto dunque simbolo del raccoglimento, della meditazione e della chiusura nel proprio dolore per i cari scomparsi. Tuttavia, come abbiamo visto, l'uso che si fa di questo albero è anche ornamentale; abbellisce viali, campi, strade e giardini.
L'interno della chioma dei cipressi ospita animali di ogni sorta, rappresentando così un vero e proprio piccolo mondo a se stante colmo di meraviglia. Tra i suoi rami, infatti, trovano rifugio lucertole, ghiri, scoiattoli e persino rapaci notturni come la civetta, che qui si riposano nelle ore diurne.
Il profumo che emana lo rende simbolo di salute e ricorda i fumi dell'incenso che salgono verso il cielo.
Il cipresso ha radici molto profonde, spesso lunghe quanto l'albero stesso, motivo per cui nelle religioni pagane era considerata una delle piante più a contatto con le regioni sotterranee e i mondi inferiori.
Per tutte queste caratteristiche, il cipresso suscita rispetto, invita alla riflessione ed è simbolo di vita, morte, preghiera, meditazione, immortalità, offerta, solitudine.

Usi rituali:
Gli antichi minoici adoravano il cipresso come divinità e diffusero il culto da Creta fino a Cipro. In Egitto era il legno utilizzato per i sarcofagi, poiché è immarcescibile.
Il cipresso viene in aiuto nei momenti di crisi, specialmente quando muore un amico o un parente. Se portato indosso durante il funerale, tranquillizza la mente e l'animo.
E' una pianta protettiva, soprattutto quando piantata vicino casa. I rami vengono utilizzati quando c'è necessità di protezione o di benedizione.
Poiché il cipresso è simbolo dell'immortalità e dell'eternità, si dice che portare con sè un pezzetto del suo legno allunghi la vita.
L'olio essenziale delle "noci" del cipresso aiuta nella meditazione.
Una collana ottenuta da 7 noci di cipresso su un cordino rosso protegge la casa da problemi e lutti.
Bruciare pezzetti di foglie di cipresso su carboncino aumenta la concentrazione e può essere un valido aiuto per lo studio e per la meditazione.


Fonti:
- Florario, Alfredo Cattabiani
- Enciclopedia delle Piante Magiche, Scott Cunnigham
- Lo spirito degli alberi, Fred Hageneder

giovedì 6 ottobre 2016

L'architettura iniziatica del tempio egiziano

"Nel regno delle Ombre, coloro i quali si sono avvicinati al mistero delle iniziazioni e coloro i quali lo hanno ignorato non avranno lo stesso destino."

Giamblico

Per entrare in contatto con l'energia divina, fin dall'alba dei tempi l'uomo ha sentito il bisogno di creare uno spazio sacro. Esso, tuttavia, non fu subito materializzato sotto forma di edificio. In Egitto, da principio esso veniva scelto in base ad alcune caratteristiche secondo cui l'energia divina veniva attratta sulla terra; poteva essere un luogo in cui era caduto un fulmine o in cui aveva messo radici un albero maestoso. Una volta scelto il posto, esso veniva delimitato da un rettangolo immaginario, i cui quattro angoli erano contrassegnati da bandierine. Essi rappresentavano i quattro elementi e, dunque, lo spazio sacro così creato diveniva il centro dell'universo in cui convergevano le energie delle quattro direzioni. Qui l'uomo poteva entrare in armonia con i misteriosi ritmi del cosmo visibile e invisibile.

Il tempio Egizio non è mai un luogo in cui i fedeli si riuniscono per pregare. Nel tempio possono entrare solo i sacerdoti, e non tutti, ma solo quelli che hanno raggiunto un certo grado nella gerarchia.
Il tempio era un luogo iniziatico, da percorrere ed esplorare con lentezza. I sacerdoti erano ammessi a penetrare più avanti nel santuario in funzione del loro grado di avanzamento.
Il nome geroglifico del tempio è per-neter, letteralmente la casa del Dio. Neter è l'energia divina in azione, un'energia che bisogna attirare, trattenere, fare propria. Il tempio faraonico, dunque, è la cittadella in cui si elabora l'alchimia del divino, una centrale energetica dove convergono in permanenza le forze dell'universo. E' il punto d'incontro tra cielo e terra che permette all'uomo di entrare in contatto con la particella di divino nascosta dentro di lui.
L'intera architettura del tempio è al servizio di questa realtà: captare il divino e portarlo a fondersi con gli esseri e le cose. Inoltre, il tempio egizio ospitava le iniziazioni.
Il processo iniziatico incoraggia a superare i propri limiti, a ritrovare il proprio centro e a partecipare pienamente, attivamente, alla bellezza e allo splendore della civiltà alla quale sia appartiene.
L'iniziazione è l'atto di essere ammessi ai Misteri, di essere indirizzati sulla via che porta alla Conoscenza. Il neofita, come il neonato, riceve la luce indispensabile a un'evoluzione che non gli viene mai imposta, ma solo suggerita.
Il rituale iniziatico all'interno del tempio capta l'energia divina per farla scendere verso l'umanità che in tal modo si trova proiettata nella dimensione sacra. Il rito sradica l'uomo dal suo misero mondo, dagli obblighi, dalla storia profana, per permettergli di fondersi con le sue forze intrinseche, che sono anche quelle dell'universo. Il rituale iniziatico è un atto di fratellanza per mezzo del quale il nuovo iniziato comunica intensamente con i fratelli che lo hanno preceduto sul sentiero.
Il processo iniziatico è caratterizzato da una totale libertà, perché qualunque imposizione esterna rischia di vanificarlo. Ogni processo presuppone un cammino. L'iniziazione è una via piena di insidie: le zone oscure del dubbio, gli enigmi della sfinge e il difficile duello contro il drago, il male. Il processo iniziatico è un sogno a occhi aperti, cosciente, la ricerca di un Altrove, di se stesso oltre lo spazio e il tempo. Bisogna immergersi nel Nun (le acque primordiali) per ritrovarvi le membra sparse di un Osiride che porta il nostra nome (per leggere il mito di Osiride, clicca qui).
Per l'iniziazione non esiste una "ricetta" adatta a tutti, ogni neofita deve trovare la propria, basandosi su un'esperienza non comunicabile, impossibile da trasmettere. Il rituale iniziatico non rivela il Mistero, crea semplicemente le condizioni adatte alla sua sperimentazione.


Se si visita un tempio faraonico tenendo presente la sua missione iniziatica, l'architettura dell'edificio viene vista sotto una luce completamente nuova.
Il lungo percorso all'interno del tempio non ha altro obiettivo che porre l'uomo di fronte alla divinità, ossia di fronte a se stesso. A mano a mano che si avanza nel santuario, dalla prima porta tra i piloni fino al naos (la cella), i soffitti scendono digradando mentre i pavimenti salgono impercettibilmente. Non è facile accorgersene a occhio nudo. Il soffitto riproduce simbolicamente la volta celeste e il suolo il radicamento nella terra, la materialità. Più ci si avvicina al santo dei santi, più il cielo e la terra tendono ad avvicinarsi, a fondersi. Procedendo nel tempio durante il rito iniziatico, l'adepto si sforza anche di celebrare le sue nozze mistiche con il dio racchiuso nel naos del suo cuore. Egli si slancia verso il divino e il cielo viene a lui: egli E', a un grado maggiore.
Il nome geroglifico del naos è aat: la Terra consacrata, l'Isola santa. Esso è un'entità completa, il tempio vero e proprio. E' il luogo della coesione, la fonte, la pulsazione, il centro esatto del cerchio. All'interno, sempre immerso nella penombra, è eretto il tabernacolo di pietra. Dietro le sue porte, su un piedistallo la cui forma evoca la prima lettera del nome di Maat (la Giustizia), si trova la piccola statua cultuale, l'immagine viva del dio. 
Il secondo elemento essenziale è la sottile funzione dell'illuminazione: il portico è inondato di luce; nella sala ipostila [figura in basso, 4 e 5], una sapiente alchimia orchestra i giochi d'ombra e di luce; nel pronaos, la penombra è sovrana; quanto al naos, è immerso nelle tenebre del Mistero. Impercettibilmente, l'adepto è passato da Ra, dio del Sole, a Osiride, dio dell'Oltretomba. Ora non gli resta che aprire le porte del tabernacolo e contemplare la Maestà di Horus. Quando lo farà, le mura del tempio potranno crollare, perché egli sarà divenuto il Tempio.

Il percorso iniziatico nel tempio
Il futuro adepto del tempio viene condotto davanti all'edificio nel giorno della sua iniziazione. Avvicinandosi al tempio, egli abbandona poco a poco il suo corpo, eliminando tutto ciò che in lui è ancora inerte, limitato, profano. Egli uccide simbolicamente il Vecchio uomo per intraprendere la via di Horus.
Essere iniziato, significa anche trovare il re nascosto dentro di sé. Tutto l'essere partecipa a questa iniziazione che esige un'estrema concentrazione e la conoscenza dei neter (dèi) per aprire tutte le porte. Al termine di questo percorso, la trasformazione dell'adepto sarà effettiva. Egli sarà rinato e riceverà un nuovo nome in armonia con l'uomo rigenerato che sarà divenuto.
Davanti ai piloni del tempio, l'adepto si trova davanti a un primo ostacolo inevitabile: il Guardiano della soglia, Sekhmet. E' il concentrato delle nostre paure, dei dubbi, delle imperfezioni, delle esitazioni. In questo istante può accadere qualsiasi cosa. La risorsa è una sola: vincere la propria paura e mettere la forza di Sekhmet al servizio della propria avanzata nel tempio.
A questo punto l'adepto entra nell'ombra dei due piloni [1], il velo nero di Iside e di Nefti. Restare all'ombra del dio significa essere sotto la sua protezione. Il terrore di fronte al Guardiano della soglia si è tramutato in fiducia. L'adepto è tornato padrone di se stesso e il cuore si è rimesso a battere al ritmo di Maat.
Oltrepassando il doppio pilone, il candidato è entrato nel regno dell'energia vitale che deve restare in contatto con la luce, egli ha levato istintivamente le braccia al cielo. Attraversando il cortile [2], l'adepto chiede di poter contemplare volontariamente, in piena lucidità, il grande Mistero della vita e della morte.
Entrando nella sala ipostila [4-5], l'adepto entra nel cuore del tempio e qui deve superare se stesso.
Alleggeritosi a poco a poco della sua materialità, l'adepto sfiora così il pavimento del pronaos [6] .Avvicinandosi al divino, egli è più lieve, libero dalle leggi della pesantezza. Si è ricongiunto con la sua essenza cosmica. Pienamente consapevole e disponendo di un campo d'azione illimitato, di un orizzonte senza confini, sta per lanciarsi, come un falco d'oro puro, verso la luce che ribolle nel naos [8].
Questo itinerario solenne e volontario, questa decantazione dell'essere, donano all'adepto la facoltà di fondersi nello spazio chiuso e intenso del naos. Qui il tempo e lo spazio non esistono più e l'adepto è divenuto se stesso.

Fonte:
- Magia e iniziazione dell'Egitto dei Faraoni, René Lachaud

lunedì 3 ottobre 2016

I Tarocchi: La Papessa - 2

Arcano Maggiore

Italiano: La Papessa
Inglese: The Female Pope; The High Priestess; The Popess; Junon
Francese: La Papesse
Spagnolo: La Sacerdotisa; La Papisa

Corrispondenze:
Astrologica: La Luna indica magnetismo e attrazione
Albero della Vita: Tredicesimo sentiero (dalla Corona alla Bellezza)

Se la carta è dritta: Saggezza, intuizione, memoria. Indica che il consultante si trova in una situazione dalla quale uscirà soltanto con l'intuito; le sue qualità sono l'ispirazione, la saggezza, la discrezione e la memoria. Svela ciò che è nascosto ed è fonte d'energia, speranza e creatività per gli artisti. Indica una personalità carismatica. Può significare l'aiuto di una donna saggia e ispirata. Se il consultante è donna, può personificarla.
Se la carta è capovolta: Ignoranza, sfiducia, propositi segreti. Indica un ritardo causato da mancanza di iniziativa o di fiducia in se stessi, oppure intenzioni nascoste. Può indicare anche amarezza, ipocrisia, tristezza, rancore, pigrizia, un totale misticismo o imprevedibilità. Se il consultante è uomo, rappresenta una donna che lo rende succube dal punto di vista sentimentale.

Simbologia fondamentale
- Principio ricettivo
- Subconscio
- Le Leggi dell'Universo
- Saggezza
- Intuizione
- Principio femminile

Descrizione e simboli
Nei Tarocchi tradizionali la seconda carta degli Arcani Maggiori rappresenta una figura femminile dall'aspetto maestoso e autorevole. Indossa una tunica rossa, simbolo della fiamma che sta racchiusa nel suo petto; è avvolta da un manto blu, simbolo della notte, del silenzio e della concentrazione. Il mantello aperto sta a indicare la sua disponibilità verso la Conoscenza; le due bande incrociate sul petto rappresentano l'unione degli opposti, l'uno e il due, il positivo e il negativo base indispensabile al principio creativo. Porta sul capo una tiara che è il segno della regalità, del dominio sui tre piani del cosmo: celeste, terrestre e infernale. La tiara è sormontata dalla mezzaluna, simbolo dei ritmi biologici, delle acque e della fertilità. La luna, l'astro delle tenebre, è il simbolo del sogno e dell'inconscio. Due corone cingono la tiara, tempestata di pietre preziose: sono la Saggezza e la Perfezione. A ornare le corone sono i quadrifogli, simboli dell'anima cari alla dea Iside. 
Il velo rappresenta l'isolamento e l'occultamento dei pensieri di chi lo indossa. La Papessa siede tra le due colonne del tempio di Salomone. Esse rappresentano il rigore e la misericordia, e sono nascoste dalla tenda che appare alle spalle della Papessa. Questa rappresenta la separazione tra il divino e il profano. Il tessuto, inoltre, assume un significato particolare, in quanto l'atto stesso della tessitura è un simbolo del creare. Dunque, La Papessa diviene simbolo di creazione.
Le colonne marcano la frontiera tra un mondo e l'altro, rappresentano il principio attivo e quello passivo della conoscenza.
La Papessa tiene nella mano destra il Liibro della Conoscenza, aperto e ben visibile, appoggiato sulle ginocchia. Ella lo mostra all'iniziato per incoraggiarlo nella sua ricerca della verità.

Significato generale
La Papessa rappresenta il lato passivo della mente, ossia la saggezza che si nasconde dietro l'apparenza illusoria del mondo. Indica inoltre la cortina del tempo, che è necessario squarciare prima di accedere alla luce e, quindi, alla conoscenza. E' anche il simbolo del subconscio, dell'intuizione che permette di arrivare alla radice delle cose. Con il secondo Arcano si entra nel regno del dualismo: la Papessa, infatti, personifica il principio femminile e quello lunare dal punto di vista dello spirito, come l'Imperatrice (3) lo rappresenta nel mondo della materia. Se con il primo Arcano, Il Bagatto o Il Mago, ci si era immersi nel vortice della creazione dell'universo, La Papessa ci trascina verso la propria essenza, in modo da svelarcene il mistero attraverso la chiave della conoscenza.

I diversi aspetti della Papessa
Aspetto psicologico: la carta della Papessa sovrintende alla sfera dell'intuizione, ossia all'attitudine naturale a cogliere l'essenza delle cose prima ancora che si ricorra al ragionamento. E' la manifestazione della conoscenza diretta, rappresenta l'azione del subconscio, in cui le limitazioni della ragione e dello spazio-tempo scompaiono. 
Aspetto intellettuale: rappresenta il subconscio. E' l'intuizione che irrompe nella vita quotidiana come illuminazione improvvisa, porta la comprensione della verità e poi scompare tanto rapida quanto lo è stata nell'apparire. Rappresenta la saggezza occulta e l'ispirazione, e si manifesta attraverso la memoria.
Aspetto emotivo: La Papessa rappresenta la totale serenità dal punto di vista sentimentale. La comparsa di questo Arcano indica il fluire calmo delle emozioni e una profonda ricettività che determina la totale empatia con il creato. Rappresenta l'amore puro, l'amicizia intima e i sentimenti disinteressati.
Aspetto materiale: è la personificazione di un individuo sereno e intuitivo. La Papessa trasforma le attività psichiche non del tutto consce in desideri, sensazione e pensieri consapevoli, permettendo di conseguenza il passaggio all'azione. Simboleggia anche la donna saggia, colei che di dimostra capace di trovare una soluzione a ogni tipo di problema.

Significati divinatori e interpretazione
In questo Arcano sono racchiusi diversi significati. E' la donna di prestigio, ma assolutamente priva di passionalità e che sa controllare le sue emozioni. Significa amore platonico, sublimato, talvolta misterioso. Il dominio della vita interiore, la dimensione trascendente della madre spirituale. E' la fede, il senso profondo della morale e della coscienza. E' maestra di saggezza e di sapienza, quindi di maturità, di equilibrio e di comprensione. E' il simbolo del rigore, della Conoscenza che deriva dalla meditazione. Ma è anche intuizione. In certi casi la si può interpretare come riservatezza e discrezione. E' la signora incontrastata della casa.
Se la domanda posta dal consultante riguarda il lavoro, la carta ci dice che bisogna impegnarsi a fondo con molta serietà e approfondimento; non si può sperare in un colpo di fortuna, ma occorre applicarsi con rigore e serietà. La carta della Papessa non esclude la presenza di una donna di prestigio il cui consiglio può essere illuminante; si tratta di una persona riservata che sa mantenere un segreto e non si aspetta alcuna ricompensa, ma esige rispetto.
In una domanda che riguarda il rapporto fra due persone, per esempio una relazione che dura da diverso tempo, la Papessa sta a indicare che il legame è più che mai duraturo e importante, che il matrimonio o l'unione è stabile e certa e conserverà nel tempo il suo significato di istituzione anche agli occhi del mondo. Le carte vicine confermano o meno se e come si svolgerà nel futuro la loro vita a due, se riusciranno a conservare questo felice equilibrio basato sulla maturità e sulla saggezza o se invece interverrà qualche elemento esterno a turbare e sconvolgere una serena convivenza.
Nelle domande che riguardano lo stato fisico del soggetto o di altra persona, la Papessa è rassicurante perché pone l'accento su quell'equilibrio indispensabile che consente al corpo di mettere in moto tutte le difese dell'organismo contro il male. Può anche significare il felice incontro di una persona (medico, in questo caso) dotata di grande esperienza. Qui la Papessa assume il significato di sapienza e conoscenza.
In una domanda riguardante la preoccupazione del consultante per una situazione pesante, sia spirituale che materiale, dove non si intravede una soluzione, una possibilità di inserimento nella vita dovuta a errori o deviazioni, l'Arcano può indicare l'incontro con una persona che avrà la forza, il prestigio, la fede illuminante capace di influire nel profondo della coscienza e risvegliare quei valori morali indispensabili per superare ogni tipo di crisi. Dice anche che il soggetto in questione ritrova dentro di sè la possibilità di vincere le forze del male, tutte le influenze negative di cui è stato vittima.
Nelle domande che riguardano la riuscita sociale, la Papessa sta a indicare più la conquista di un ruolo prestigioso che l'acquisizione di beni materiali. E' una carta che indica anche il benessere, inteso come qualità del vivere in armonia con le forze superiori del creato.

Combinazioni tra gli Arcani
La Papessa con Il Papa indica l'esistenza di rapporti di coppia stabili.
La Papessa con Il Diavolo denota l'incapacità di sviluppare la propria femminilità.
La Papessa e Il Giudizio significa un impegno di grande responsabilità che comporterà una revisione della situazione presente.
Preceduta da L'Innamorato, significa unione amorosa portatrice di grande serenità. Matrimonio costruttivo.
La Papessa con La Ruota della Fortuna significa riuscita sicura di un progetto. Per un uomo è l'incontro con una donna intraprendente che lo aiuterà a risalire nella carriera.
La Papessa con Il Sole significa rivelazione illuminante.
Vicino alle carte di Bastoni: Donna influente che gode di grande prestigio, a cui bisogna rivolgersi per i consigli.
Vicino alle carte di Coppe: E' la guida spirituale della casa, colei che tiene unita la parentela.
Vicino alle carte di Spade: Dona fiera, autorevole che di batte per un ideale.
Vicino alle carte di Denari: Patrimonio devoluto per opere di beneficenza.

Fonti:
- Il Grande libro dei Tarocchi, Giordano Berti
- I Tarocchi. Come leggerli, come interpretarli, come meditarli, Antonia Mattiuzzi.

lunedì 19 settembre 2016

I Tarocchi: Il Bagatto nei diversi mazzi

Come abbiamo visto, ogni mazzo di Tarocchi ha la sua energia, derivante da chi lo ha ideato e da chi ne ha disegnato le illustrazioni, oltre che dalla cultura di provenienza. Nella lezione precedente abbiamo visto le caratteristiche generali della prima carta dei Tarocchi, Il Bagatto, oggi invece voglio proporvi l'analisi di questa stessa carta prendendo in esame però diversi mazzi, tra cui alcuni famosi e appartenenti alla categoria classica, altri più ricercati, scelti tra quelli che ho in casa. 

Il Bagatto secondo il mazzo dei Visconti-Sforza 
Un prestigiatore vestito con ricchi abiti signorili appare seduto a un tavolo con cavalletti smontabili, su cui sono disposti i vari strumenti del suo lavoro.
L’uomo della figura dei Tarocchi dei Visconti-Sforza ha la barba curata. La barba, nel Trecento, era portata da magistrati o anziani, mentre nel medioevo, in molti paesi europei, era espressione del demonio. Nel Cinquecento era di moda in svariate forme e tenuta in grande considerazione: portare la barba indicava autorità e prestigio. L’abito del Bagatto è corto, rosso, con guarnizioni verdi bordate d’ermellino. Questi sono tipici colori rinascimentali, appannaggio dei nobili. 
In origine, Il Bagatto rappresentava l'abilità e la fantasia, ma anche la manipolazione e l'inganno.
Sul tavolo davanti a lui sono posate alcune noci, che verranno fatte scomparire sotto i bicchieri e riappariranno nel cappello bianco, e un coltello, con cui il Bagatto fingerà di tagliare corde e cinghie. La bacchetta nella mano sinistra serve a distrarre gli spettatori. Sempre sul tavolo abbiamo una pietanza che potrebbe essere o un impasto lievitato o un formaggio fresco. Spesso si è ipotizzato che il Bagatto di questa immagine fosse un alchimista, ipotesi che potrebbe essere confermata proprio dal formaggio posto sul tavolo. Anticamente, infatti, si praticava la Tiromanzia, arte divinatoria basata sull’osservazione delle differenti forme che può assumere un oggetto liquido. In questo caso, gli antichi osservarono e codificarono le forme assunte dal caglio, ma non è finita qui. Il formaggio è un prodotto realizzato dalle mani dell'uomo, non esiste in natura, è dunque una trasformazione legata all’abilità, alla conoscenza e alla tecnica umane. Pertanto il formaggio ha finito per rappresentare la creazione di qualcosa che prima non esisteva. Questo processo di trasformazione è molto simile a un’operazione alchemica.

Il Bagatto secondo il mazzo di Wirth 
L'occultista svizzero introdusse un'importante novità nei Tarocchi. Egli infatti sostituì l'immagine tradizionale del prestigiatore con quella di un iniziato alla magia trascendentale, di cui compaiono i simboli: la coppa dei sacrifici rituali piena di sangue; il pentacolo, con cui detiene il potere sulle forze della natura; il bastone per concentrare e dirigere gli effluvi dell'ambiente; la spada di ferro per tagliare e dirigere. I quattro strumenti del Bagatto corrispondono ai quattro verbi che sono anche le doti che un mago deve possedere: Sapere (coppa), Osare (spada), Volere (bastone), Tacere (denaro).
Tra i temi suggeriti da Wirth il più importante è quello del principio di autocreazione, ossia la capacità di intervenire su se stesso e sul mondo circostante attraverso le arti magiche.
Il cappello del Bagatto è un 8 coricato, simbolo che i matematici usano come segno dell'infinito. Wirth lo accosta alle emanazioni attive del pensiero.
Il Bagatto è vestito con abiti colorati, la cui tinta predominante è il rosso, colore dell'azione e dell'attività. Del tavolo che il Bagatto ha davanti si vedono solo tre gambe: sono le colonne del mondo oggettivo, i sostegni della sostanza elementare che ricade sotto i nostri sensi. I piedi del Bagatto, infine, sono posti ad angolo retto e la loro direzione disegna una squadra con il tulipano non ancora schiuso che si trova sotto il tavolo. Questo fiore fa capire che l'iniziazione è ancora agli inizi.



Il Bagatto secondo il mazzo di Rider-Waite 
In questo mazzo il Bagatto indossa una tunica bianca e appare circondato da fiori che rappresentano la purezza delle sue intenzioni. La posizione delle mani mostra la capacità di controllare le forze della natura, che attraverso la magia trascendentale possono essere invocate dal cielo e guidate verso la terra. Waite sosteneva che questa carta simboleggiasse la parte divina dell'uomo, come evidenzia il simbolo dell'infinito che compare sulla testa del Mago.
In alto, a fare da cornice, ci sono rose e gigli, fiori simboli di passione e purezza. La cintura che cinge la vita del Mago è un oroboro, un serpente che si morde la coda, a simboleggiare l'eternità di tutte le cose, il ciclo della vita e l'arte di reinventarsi.

Il Bagatto secondo il mazzo Egizio 
Il Bagatto di questo mazzo è rappresentato da un principe egizio. Anziché un tavolo, qui compare una pietra cubica, ma gli strumenti magici sono quelli della tradizione occultista. La coppa significa mescolanza delle passioni che contribuiscono alla felicità o all'infelicità, a seconda che ne siamo i loro padroni o i loro schiavi. La spada significa il lavoro, la lotta contro gli ostacoli e le prove che ci fa subire il dolore. Il siclo, simbolo del valore determinato, raffigura le aspirazioni realizzate, le opere completate, la somma della potenza conquistata con la perseveranza e l'efficacia della volontà. La croce, sigillo dell'infinito che marchia il siclo, annuncia la futura ascensione di questa potenza nelle sfere dell'Avvenire. 
I significati della figura sono: 
- Nella sfera divina l'Essere Assoluto. Le possibilità sono infinite. 
- Nella sfera intellettuale l'Unità, dalla quale tutto ha inizio, e la Volontà, che sta alla base di ogni azione. 
- Nel mondo terrestre, l'Uomo chiamato a elevarsi per accrescere le sue facoltà. 
Il Bagatto rappresenta l'individuo perfetto, capace di esercitare il proprio dominio sulla terra grazie alle sue superiori facoltà fisiche e morali. Il suo abito è bianco, simbolo della purezza originale e riconquistata. La sua pelle è verde, colore di resurrezione e salute presso gli antichi Egizi. E' il colore del dio Osiride, della vegetazione e della gioventù. Un serpente che si morde la coda gli fa da cintura, simboleggiando l'eternità. Sulla fronte ha un cerchio d'oro, metallo associato alla luce. La circonferenza, inoltre, rappresenta il creato. Una mano regge uno scettro, figura di comando, che alza verso il cielo in segno di aspirazione alla saggezza, alla scienza e alla forza. La mano sinistra, invece, è rivolta a terra, a significare che la missione dell'uomo perfetto è quella di regnare sul mondo materiale. La gestualità del Bagatto dice che la volontà umana deve riflettere sulla Terra la volontà divina per produrre il bene e impedire il male. Il Bagatto del mazzo Egizio ci dice che l'uomo deve sempre agire e mai riposarsi, deve avere la volontà di muoversi, perché non c'è cambiamento senza movimento. Chi resta fermo, in attesa, e chi è senza volontà non è molto diverso da chi compie azioni malvagie, poiché non rispetta le leggi divine. In positivo: iniziativa, destrezza, astuzia, politica, diplomazia abilità, autonomia. Rifiuto di ogni suggestione e pregiudizio. Inizio di imprese sentimentali, professionali, economiche.
In negativo: arrivista, imbroglione, profittatore, bugiardo, ciarlatano. Volontà al servizio del male. 

Il Bagatto secondo il mazzo Wildwood 

I Wildwood Tarot non fanno parte dei Tarocchi tradizionali. Sono stati creati sulla base delle antiche spiritualità legate alla Terra, ai cicli della Natura e all'antica vita selvaggia, dalla quale ancora oggi l'uomo si sente attratto.
Nel mazzo Wildwood, creato da Mark Ryan e John Matthews, Il Bagatto viene chiamato Lo Sciamano. Egli incarna gli aspetti di magia, protezione e intuizione. Ha gli occhi aperti ed è coperto da una pelle di orso adornata con pitture paleolitiche di spiriti animali. Al suolo, davanti a lui, sono poggiati degli oggetti che rappresentano i quattro elementi. Lo Sciamano vede l'universo come un insieme in cui l'uomo e le creature selvagge sono intimamente collegati. Il benessere spirituale umano dipende da un rapporto di empatia e rispetto per la sacra ancestrale memoria di tutta la vita, e la mediazione dei totem guardiani e delle deità è la prima funzione spirituale dello sciamano. E' una carta di passaggio che offre illuminazione nel labirinto dell'universo interiore e negli altri mondi della mente universale. L'unica qualità dello Sciamano è l'abilità di entrare e comunicare con tutti i livelli della vita senziente sulla Terra. Lo Sciamano applica la propria magia con intento. Studia le abitazioni delle creature selvatiche; comprende i modelli climatici che portano buoni raccolti o estati secche; conosce le piante curative e i funghi velenosi e può viaggiare attraverso l'oscurità.
Attraverso il lavoro interiore e la meditazione, lo Sciamano porterà l'intuizione e la comprensione del nostro vero posto nel mondo. Questo richiede dedizione, pazienza e impegno, ma è questa la natura della vera magia. Questa carta indica che lo Sciamano dentro di noi è pronto per l'iniziazione ai misteri. Emerge il desiderio di cominciare un nuovo capitolo spirituale e siamo nella posizione emozionale e intellettuale per portare un cambiamento reale nella nostra vita per il beneficio di tutti. Questo processo di messa a fuoco, mediazione e applicazione della saggezza dagli altri mondi alla realtà quotidiana è il vero lavoro dello Sciamano.

Fonti:
- Il grande libro dei Tarocchi, Giordano Berti
- I Tarocchi, Oswald Wirth
- I Tarocchi Egiziani, Giordano Berti e Tiberio Gonard
- The Wildwoot Tarot, wherein wisdom resides, Mark Ryan e John Matthews
https://arcaniblog.wordpress.com/

venerdì 16 settembre 2016

Lunario magico: Luna Piena dell'Uva



Nome: Luna Piena dell'Uva
Giorno: venerdì 16 settembre 2016
Ora di plenilunio: 19:06
Impulso lunare: ascendente
Transito lunare: Pesci
Dimora lunare: XII
Transito solare: Vergine
Vuoto lunare: dalle ore 17:00 alle ore 21:00 di giovedì 18 agosto 2016.
Pianta del giorno: acacia.
Energie: trasformazione, riposo, cambiamento, ringraziamento, meditazione.
Rituali: successo, potere personale, realizzazione
Curiosità: Nell'antico Egitto oggi si festeggiava Thot, dio della Luna, a cui era dedicato il mese. Si consumavano fichi e miele in lode al dio.


La Luna dell'Uva ci conduce per mano nella stagione autunnale. L'Equinozio è vicino e l'Estate si sta concludendo, dunque questo plenilunio determina il passaggio stagionale, avvolgendoci con le sue potenti energie. E' tempo di trasformazione e di bilanci, siamo chiamati a riflettere e meditare su noi stessi con serenità, prestando attenzione alla saggezza e alle consapevolezze che abbiamo maturato in questi ultimi mesi. In questo periodo pensiamo alla ciclicità della vita, al cerchio che si sta chiudendo e a quello nuovo che presto si aprirà; ringraziamo per tutto quello che possediamo e che abbiamo ottenuto, per il cibo che la natura ha offerto sulle nostre tavole nei mesi estivi. Il plenilunio di questo mese ci chiede di rilassarci e di restare in silenzio, di meditare per accogliere il cambiamento imminente. Buttiamo via, sia materialmente che spiritualmente, le cose vecchie che ormai hanno fatto il loro tempo e che non servono più per dare spazio al nuovo e trovare nuovi equilibri.
Possiamo realizzare progetti che abbiamo già cominciato. Oggi potremmo sentirci agitati, avere disturbi del sonno, perché le idee che ci affollano la testa in questa fase lunare sono molte. Anche l'emotività è alle stelle, ma potremmo sentirci anche in perfetta armonia con l'ambiente che ci circonda.
Oggi si verificherà un'eclissi lunare, visibile anche dall'Italia: questo importante evento ci chiede di sviluppare amore per noi stessi, di non lasciare che la nostra felicità dipenda dagli altri, ma solo e unicamente da noi.
L'impulso lunare ascendente di questa Luna porta alla crescita: è tempo di raccolta, se abbiamo seminato bene, raccoglieremo i frutti del nostro lavoro. Nutriamo la nostra anima e puntiamo a rinforzarci caratterialmente e a conservare ciò che di noi amiamo e ci piace.
La Luna oggi transita nel segno dei Pesci. Potremmo sentirci deboli, incostanti, trascurati, ma anche passionali e disponibili al cambiamento. La fortuna, oggi, è mutevole, per cui prestiamo attenzione. Oggi sono particolarmente indicati i lavori a contatto con il pubblico, le attitudini poetiche e letterarie e potremmo sentirci attratti dall'acqua, dal mare e dall'intraprendere un viaggio. L'influsso di questa luna genera le idee per nuovi e numerosi progetti, dei quali, però, solo pochi saranno realizzati. Piedi e denti oggi sono particolarmente delicati, per cui prestate attenzione a non affaticarli e a non metterli  inutilmente "in pericolo". Le emozioni e l'intuito saranno molto sviluppati: possiamo sfruttare questo momento facendo rituali per accrescere le nostre facoltà psichiche, per consacrare talismani e aumentare la nostra fantasia. In questi giorni tè, caffè, sigarette e alcol hanno più effetto, stiamo attenti a non abusarne. Sono giorni non consigliati per le conserve, perché potrebbero andare a male.
Tra gli altri rituali indicati oggi ci sono quelli che riguardano le facoltà creative e artistiche, le intuizioni. I riti di guarigione sono diretti al sistema linfatico e ai piedi. Durante questa fase lunare è meglio non operarsi, poiché si tende alle emorragie. Il transito solare nella Vergine indica che possiamo operare sul denaro acquisito col lavoro, sulla prosperità in generale, la fertilità fisica, il matrimonio, sulla salute intesa come resistenza alle malattie, su aumenti di carriera, sulla protezione da individui sfruttatori e da situazioni di sudditanza psicologica date da eccessivo senso del dovere.



Fonti di riferimento per i dati raccolti:
- Il cerchio della luna
- Cammina nel Sole
- Astrologia Archetipica
- Cronache esoteriche
- Le porte della Luna, Devon Scott
- Almanacco magico, Devon Scott
- Incantesimi con la luna, Diane Ahlquist

lunedì 12 settembre 2016

Magia, simboli e medicina degli Animali

Se parlerai agli animali,  
essi parleranno a te 
e così potrete conoscervi. 
Se non parlerai con loro, 
non potrai conoscerli,  
e ciò che non si conosce si teme. 
E ciò che si teme, si distrugge. 

C'era un tempo in cui l'umanità si riconosceva parte della natura e viceversa. Sogno e veglia erano realtà inseparabili; il naturale e il soprannaturale si fondevano e si mescolavano tra loro. La gente usava immagini della natura per esprimere questa unità e per comunicare un genere di esperienza transpersonale. In passato, sciamani, sacerdoti e sacerdotesse erano i custodi della sacra conoscenza di vita. Questi individui erano legati ai ritmi e alle forze della natura, capaci di camminare sul filo che lega il mondo invisibile a quello visibile. Aiutavano la gente a ricordare che tutti gli alberi sono divini e che gli animali parlano a chi vuole ascoltarli. Uno studio sui totem della natura è essenziale per comprendere come lo spirituale si manifesti all'interno della nostra vita. "Totem" è qualsiasi oggetto naturale, essere o animale ai cui fenomeni e alla cui energia ci sentiamo strettamente partecipi nel corso della nostra vita. 

Da sempre gli animali popolano l'immaginario degli uomini, ne animano i sogni, danno volto a paure, desideri, frustrazioni; gli animali sono simboli, sono un contenuto primordiale, un segno che può significare tutto. L'immagine animale è la più comune, la più universalmente diffusa e familiare all'uomo fin dalla sua infanzia. Gli animali ci parlano da sempre: lo fanno con la loro presenza, con il loro comportamento, con un caleidoscopico repertorio di morfologie e di colori, di strategie esistenziali e di adattamenti ecologici. Incomprensibile nel linguaggio, imprevedibile nel comportamento, capace di prestazioni differenti e molto spesso perfezionate rispetto a quelle umane, il mondo animale rappresentava per l'uomo una sfida e nello stesso tempo il forziere delle soluzioni praticabili. Oggi si è portati a cercare una risposta scientifica e razionale al senso di stupefazione e di meraviglia che inevitabilmente sorge ogni qualvolta si viene a contatto con questo mondo. Ciononostante, sentiamo che ogni specie rappresenta un universo vicino e nello stesso tempo lontano anni luce da noi. L'animale resta infatti un mistero nelle sue caratteristiche comportamentali e cognitive e nella sua diversità. L'animale è magico non di per sé, bensì in riferimento ai diversi significati via via attribuitigli dalle viarie tradizioni culturali. Gli animali che animano i nostri sogni, che si intrecciano alle nostre vicende quotidiane, ingigantiti o banalizzati nelle tradizioni, danno corpo e volto ai nostri desideri, alle nostre paure, ai nostri istinti. Come uno specchio, l'animale non è solo se stesso, ma riflette vizi e virtù dell'uomo: siamo noi a decretare che la formica è prodiga, il maiale sudicio, la colomba innocente. I comportamenti umani vengono tipizzati (ed evocati) per mezzo di certe associazioni con il mondo animale: furbizia-volpe, coraggio-leone, vanità-pavone e così via. Delle caratteristiche animali scegliamo quelle più adatte a rappresentare altrettante caratteristiche umane, ma in questo modo falsiamo l'immagine dell'animale e la limitiamo allo stereotipo da noi creato. Agli animali, a cui così spesso non è riconosciuto neanche il minimo diritto alla vita, sono riconosciuti poteri magici non solo per la loro ricchezza istintuale, ma soprattutto in virtù di una loro intrinseca predisposizione a essere ricettacolo delle potenze sovrannaturali. Gli animali, sia reali sia immaginari, oggetto dei nostri incontri ci parlano di una realtà "altra", sono simboli che possiamo interpretare. Le tradizioni popolari hanno tramandato una nutrita serie di associazioni tra animali ed eventi. Gli animali possono prefigurare il futuro: in tal caso manifestano i segni di un disegno ignoto, al di sopra degli uomini e degli stessi animali. In altri casi, non solo annunciano il futuro, ma concorrono a determinarlo. Pertanto alla loro apparizione è attribuita la responsabilità degli avvenimenti successivi. Nelle credenze sugli animali, accade spesso che i due aspetti si confondano l'uno con l'altro e che entrambi contribuiscano a scaricare la responsabilità degli avvenimenti al di fuori della sfera d'azione dell'uomo e a convogliarla sull'animale. 
Come abbiamo visto, non è solo il nostro immaginario diurno a essere popolato da animali, ma anche i nostri sogni sono abitati da queste creature, affascinanti, misteriose e, talvolta quasi terrificanti. Agli animali che incontriamo in questo stato di sospensione della coscienza attribuiamo significati, valenze ora positive ora negative, e il potere di comunicare all'uomo qualche messaggio su realtà oscure. Esistono tuttavia altri animali del sogno, con cui categorie particolari di uomini dichiarano di avere un rapporto privilegiato e personalizzato: sono gli spiriti guida degli sciamani. Lo sciamano è un intermediario tra la realtà fisica e quella spirituale, tra il mondo degli uomini e quello degli spiriti. E' chiamato anche uomo-medicina, poiché a esso viene spesso affidato il ruolo terapeutico. Egli, inoltre, accompagna nell'aldilà le anime dei morti, può conoscere cose ignote agli uomini e grazie ai suoi spiriti ausiliari può sostenere la sua tribù nei periodi difficili. L'intera esperienza sciamanica è segnata dalla presenza di figure animali, ora spiriti guida, ora eroi totemici: sono essi che trasformano l'uomo in sciamano, conferendogli un potere sovrannaturale negato agli altri uomini. La maggior parte delle volte è l'apparizione di un animale (che può avvenire in sogno, nella realtà o durante una malattia) ad annunciare all'uomo la sua nuova capacità di interagire con il mondo sovrannaturale. Gli sciamani possono penetrare gli aspetti oscuri dell'esistenza grazie agli spiriti ausiliari. 
Tuttavia, gli animali non sono compagnia esclusiva di persone che rivestono un ruolo speciale all'interno della comunità, come gli sciamani. Anche gli altri uomini, se disposti ad affrontare una ricerca personale spesso lunga e faticosa, possono ottenere la visione di un animale che diventerà il loro spirito custode. In molte culture esiste la figura dell'animale tutelare, una sorta di “animale interiore” dell'uomo al quale si riconducono poteri sovrumani, che appare ancorato alle radici ancestrali dell'esistenza umana. Lo spirito custode animale è individuale, e l'uomo vi entra in contatto personalmente e direttamente. Esso aiuta l'individuo in difficoltà, lo protegge, gli appare in sogno, lo avverte dei pericoli. L'animale diviene simbolo di una specifica forza del regno invisibile, spirituale, che si manifesta nella nostra vita. Le caratteristiche e le attività di questi totem ci rivelano molto sui nostri innati poteri e abilità. Studiando il totem e poi imparando a fonderci con esso, riusciremo a fare appello alla sua energia archetipica tutte le volte in cui ne avremo bisogno. 
Uno spirito animale può aiutarci a guarire la mente, il corpo e lo spirito, può fornirci potere personale, forza e comprensione. Gli animali esibiscono modelli di comportamento che trasmettono messaggi di guarigione a chiunque ne osservi le loro lezioni vivendole. I preziosi doni di questa medicina sono gratuiti e ogni lezione è basata su un'idea o un concetto principali e a ogni animale è stata assegnata una di queste lezioni da impartire, ognuna delle quali è un potere che può essere evocato. Quando si evoca il potere di un animale, si chiede di essere ricondotti alla completa armonia con la forza dell'essenza stessa di quella creatura, e imparare a comprendere questi fratelli e sorelle del regno animale è un processo di guarigione a cui dobbiamo avvicinarci umilmente e intuitivamente. 

E' opportuno, inoltre, fare chiarezza tra i diversi modi in cui un Animale può interagire con noi spiritualmente.
-  Animale Guida: E' un maestro che offre insegnamenti. Ci assegna delle prove, accompagnandoci per tutta la vita. E' legato a noi dalla nascita ed è uno spirito guida. 
Animale Totem: E' un archetipo, un simbolo, l'essenza di un animale. Mette a nostra disposizione la sua energia e le sue caratteristiche di medicina affinché possiamo usarle, sfruttarle, per affrontare determinate situazioni nella vita. Rappresenta la propria famiglia ed è uno soltanto. 
Animali di potere: Ogni individuo possiede nove animali di potere o totem, che rappresentano la medicina che essi portano sul Sentiero della Terra. Questi animali emulano qualsiasi abilità, talento o prova individuale. Il Sentiero della Terra è costituito da sette direzioni che circondano il corpo fisico, ovvero: Est, Sud, Ovest, Nord, Sopra, Sotto e Dentro. La direzione che si chiama Dentro esiste all'interno di noi, ma allo stesso tempo ci circonda. A queste vanno aggiunte le direzioni Sinistra e Destra, che proteggono rispettivamente il lato femminile e maschile di noi stessi. Abbiamo, dunque, un animale totem per ogni direzione, pronto a insegnarci le relative lezioni. Essi ci visitano da lunghissimo tempo durante i sogni. E' possibile evocare gli animali prescelti e la loro particolare forza, l'unica condizione necessaria è quella di saper accettare l'aiuto che ci viene offerto. 

Fonti
- Il codice degli animali magici. Simboli, tradizioni e interpretazioni, Roberto Marchesini e Sabrina Tonutti. 
- Segni e presagi del mondo animale. I poteri magici di piccole e grandi creature, Ted Andrews.
- Le Carte-Medicina. Carte sciamaniche di guarigione, Jamie Sams e David Carson.

giovedì 8 settembre 2016

La Magia nell'antico Egitto

La parola egizia "Heka" viene tradotta oggi con il termine magia, anche se indicava qualcosa di ben diverso da quello che intendiamo noi. Oggi, infatti, si tende a pensare alla magia come a qualcosa di negativo, ma essa per gli Egizi non era volta al male. La magia era parte integrante del pensiero religioso perché rappresentava l'energia impiegata dal dio primordiale per creare il mondo e mantenere l'equilibrio cosmico. Era una forza soprannaturale che tutti gli dèi possedevano, ma che in misura minore apparteneva anche ai sovrani e ai defunti e che poteva essere controllata  ed evocata tramite formule, rituali o oggetti anche da persone comuni. Tale forza serviva per gestire alcune situazioni come quelle di passaggio (parto, nascita, malattia, morte...). La magia, secondo gli Egizi, si fondava su tre principi: verità, realtà e ragione. Il mago doveva allontanare la menzogna, il vero volto del male; doveva vivere "qui e ora" al servizio dei suoi fratelli umani; infine, doveva conoscere le leggi.
Per gli Egizi la magia era una realtà presente a tutti i livelli. I rituali erano magia cerimoniale, le preghiere erano formule magiche, l'iniziazione era un tentativo di penetrare i misteri della vita in tutte le sue forme e manifestazioni. Si desiderava essere iniziati non per diventare déi, ma per ritrovare la scintilla divina senza la quale non si sarebbe stati che granelli di polvere caduti da una cometa impazzita. 
Praticare la magia era ritenuto indispensabile ed era una pratica accessibile a chiunque. Nonostante ciò, essa veniva vissuta come una scienza sacerdotale i cui esperti erano sacerdoti chiamati Kheriheb.
Il Kheriheb è "colui che ha potere sulle feste", ovvero delle ricorrenze che scandivano il corpo immenso della società egizia: feste dinastiche, festival di déi, celebrazioni e festività legate ai cicli dell'agricoltura. Il Kheriheb, "lettore dei libri sacri", conosceva le formule e istruiva i candidati all'iniziazione.
Secondo gli Egizi, la magia è la forza che regola le reciproche relazioni delle virtù superiori e il loro rapporto con l'uomo. Il vero signore di questo mondo è il mago che conosce le formule magiche alle quali tutto deve sottomettersi. Questo potere non è tirannico, ma altruista; il mago non mira ad affermare la propria potenza, ma agisce in modo impersonale, secondo il triplice scopo della magia operativa:
- soddisfare i legittimi bisogni della vita terrena (per esempio curando);
- preparare i vivi al loro divenire postumo, familiarizzarli con l'aldilà;
- comunicare con gli spiriti (o dèi) perché proteggano la Terra.
Per gli Egizi anche l'arte era una forma di magia, poiché era considerata un tentativo di infondere lo spirito nella materia. L'artista riproduceva per magia simpatica l'atto di Ptah, divino vasaio, fabbro e architetto, artefice della creazione.
La magia, dunque, permetteva di entrare in contatto con l'anima dell'universo che molte popolazioni hanno chiamato semplicemente "dio". Gli Egizi, invece, usano la parola Neter, l'energia divina in azione.
I componenti essenziali dell'atto magico sono tre:
- la formula, che veniva recitata ed era un insieme significativo di suoni;
- il gesto, o rito, un insieme significativo di movimenti;
- l'oggetto materiale, l'insieme significativo di qualità intrinseche di una sostanza o di un miscuglio di sostanze.
Tutto questo si poteva chiamare magia, heka, ma questo termine va ben al di là della sua più comune definizione.
Heka era un dio, la personificazione di uno dei tre poteri del creatore dell'universo Ra-Atum. E, come dio, aveva un culto, un sacerdozio, una sede (Eliopoli) già nell'Antico Regno.
Ra-Atum aveva il potere di creare  (Heka), quello di inventare una creatura semplicemente formulandone il nome (Hu=espressione creativa, logos) e l'intelligenza per strutturare e organizzare il tutto (Sia). Heka è antecedente a Hu, esiste da prima che Hu fosse emanato dalla bocca del Creatore, ma da solo non può realizzarsi. Viene attivato da Hu, la parola divina che crea le singole forme viventi e i singoli fenomeni dell'universo. Heka viene incanalato in ogni cosa, mantenendola in vita dopo averla creata, grazie a Hu. Tutto è permeato da Heka, quindi tutto vive, tutto è supporto di forze coscienti. Heka risiede anche nell'uomo; è in suo possesso e può aiutarlo a ottenere quelle cose che non può raggiungere con i mezzi normali. Heka è presente nella creazione dell'inizio del tempo, ma la creazione non è un evento singolo che ha dato la prima spinta a un moto perpetuo: è ciclica, deve essere riattivata ogni mattina; l'ordine cosmico, insieme con quello sociale che ne è una replica, deve essere costantemente difeso e garantito. Ecco allora che uomini e divinità si avvalgono di Heka per neutralizzare le forze distruttive, le negatività dell'universo cosmico e sociale.

Il fluido vitale
Per gli Egizi l'universo è un insieme coerente e la magia è la realizzazione della simbiosi tra gli elementi che compongono il Tutto (divinità, spiriti, stelle, pianeti, uomini). Questo Tutto è immerso costantemente in invisibili correnti di energia che gli Egizi chiamano fluido vitale. Il divino ha il potere di "lanciare il fluido" e l'umano ha il dovere di captarlo, di servirsene per entrare in armonia con l'ambiente che lo circonda. Il fluido vitale si materializza nella Vita eternamente rinnovata e nella Forza e nel potere dati dalla Conoscenza.

Il male
Il male e la malattia sono un'interruzione del fluido vitale. Nel pensiero egiziano, bene e male non sono considerate forze antagoniste, ma due poli complementari: positivo e negativo. Il pericolo sta nella rottura dell'equilibrio che può generare la predominanza della negatività. L'errore può rivelarsi necessario per il progresso, ma deve essere eliminato al più presto. I momenti di passaggio, seppure inevitabili, sono critici dal punto di vista magico; il passaggio tra il giorno e la notte, tra un anno e il successivo, tra la vita e la morte, la salute e la malattia... i maghi avevano il compito di negoziare in questi momenti pericolosi e delicati.

La magia come arte
La magia non è un gioco, non si improvvisa; essa è nel contempo una scienza e un'arte che si acquisisce con pazienza e umiltà. Essa consiste nell'integrarsi con l'universo e diventare permeabile per lasciarsi penetrare a ogni istante dall'invisibile fluido vitale. La magia si può definire come l'utilizzo sul piano fisico dei poteri psichici superiori e latenti presenti nell'uomo.
In Egitto il mago e il medico non sono avversari, ma collaborano per stabilire un equilibrio tra il relativo e l'assoluto, tra il possibile e l'impossibile.

Il mago
Il mago della Valle del Nilo è al servizio della preservazione dell'Ordine del mondo, la Maat. Ciò che egli apprende nel tempio si può riassumere in quattro verbi: sapere, volere, osare, tacere.
Il mago è un guerriero che si batte contro la malattia e il male; egli attacca l'invisibile potenza che perturba un organismo, tenendo presente che bisogna curare la causa, non l'effetto. Egli fa voto di silenzio, non è tenuto a rivelare i segreti della sua arte; il segreto non serve a nascondere, ma preservare.

Le formule
Il mago conosce e utilizza adeguatamente le formule. La formula è l'arma più antica del mago. La "Genesi di Ptah" a Menfi è il primo testo nella storia dell'umanità ad affermare che Dio creò il mondo in virtù del suo verbo. Appena nominate, le cose iniziarono a esistere. Il potere dei suoni è creatore e il mago, identificandosi con Dio, diventa a sua volta creatore.
La formula può presentare aspetti diversi:
- l'ingiunzione o comando; se essa si rivela inefficace, per scatenare la forza magica si può ricorrere alla minaccia.
- la preghiera; è un atto di fede e di umiltà, suscettibile di toccare il cuore del dio.
- l'affermazione di un principio permette di convincersi della riuscita dell'operazione.

Altri principi della magia
Il mago, oltre alla conoscenza intellettuale, deve mettere in pratica anche i principi che gli sono stati insegnati:
- Principio di partecipazione: nell'universo tutto è collegato e il destino di un uomo non è estraneo al pianeta che ha presieduto alla sua nascita.
- Principio di solidarietà: rafforza il precedente. Tutte le parti del corpo umano sono collegate tra loro; se una parte non funziona, ne risente tutto l'insieme. Questo accade in ogni ambito, non solo nel corpo umano. Quando l'equilibrio si spezza, va ripristinato.
- Logica: l'universo e l'organismo ubbidiscono a un numero relativamente limitato di regole che seguono una logica magica. In sostanza "il simile attira il simile": per fermare un'emorragia si annoda una corda, per far piovere si versa dell'acqua...
- Omeopatia: Anche qui "il simile attira il simile". Gli Egizi avevano calendari dei giorni fausti e nefasti che scandivano l'anno: se un evento felice è accaduto in un giorno preciso, da quel momento quel giorno diventa propizio per la ripetizione di un evento analogo.
- Astrologia: è una scienza a servizio del momento magico. Gli Egizi avevano una concezione ciclica del tempo; l'astrologia offriva i periodi benefici dell'anno e quelli in cui, invece, bisognava essere più vigili. Grande importanza veniva data ai momenti di passaggio.

Diversi tipi di magia
La magia in Egitto, a differenza di quella europea, non viene divisa in magia nera o magia bianca, ma in Ua o "magia inferiore", ovvero quella del mondo fisico, della salute, del denaro e della fortuna, ed Hekau, o "magia superiore", associata invece allo spirito. Le tipologie di magia utilizzate dagli Egizi sono queste:
- Magia scritta: era utilizzata sulle pergamene, sui testi sacri e sulle mura delle case.
- Magia delle parole: la parola nell'antico Egitto era considerata sacra e creatrice. La parola crea tutte le cose. I geroglifici erano chiamati medw neter, "parola del Dio". Le parole, pronunciate nel modo giusto, generano un campo energetico/vibratorio; i suoni sono vivi, hanno potere vitale e trasformativo, incidono sulla realtà materiale e su quelle dei regni paralleli dei vari corpi. Quelle usate in magia, dunque, vengono definite Urt Hekau, "grandi parole di potere". Le Urt Hekau sono scritte in lingua geroglifica sbait, ossia proveniente dalle stelle (sba=stella, porta; sbait=insegnamento, istruzione, ciò che viene dalle stelle).
- Magia simpatica: la parte influisce sul tutto, il simile attira il simile.
- Amuleti: largamente utilizzati per la protezione e per facilitare il viaggio del defunto verso l'aldilà.

Il rituale magico
Un rituale è un meccanismo di grande precisione, è una cerimonia destinata a captare la rete invisibile delle forze che muovono l'universo. Il rito magico e i riti del tempio hanno la stessa natura, ma il primo riguarda l'aspetto terapeutico. Prima del rituale il mago deve isolarsi, digiunare e astenersi da contatti carnali per tre giorni. Poi si sdraia su una stuoia di canne per terra, divenendo una "mummia vivente"; il suo spirito si libera di ogni ostacolo mentale per comunicare con le potenze superiori. Resta così per tre giorni, poi purifica il corpo concentrandosi in particolar modo sui piedi (a contatto con le energie della terra) e sulle mani (captano e diffondono le energie). Indossa una tunica di lino bianca e dei sandali bianchi nuovi di papiro, a simboleggiare la verginità. Il corpo del mago viene unto di mirra ed essenza di pino, si pone del natron in bocca e dietro le orecchie e si dipinge con l'inchiostro sulla lingua un'immagine di Maat. Il mago fumiga la stanza con l'incenso e pone a terra le offerte. Spande una terra leggera nell'aria (mai calpestata da uomini o animali) e traccia sulla terra un disegno rituale corrispondente all'atto magico, poi vi si pone al centro.

L'evocazione degli dèi
Il mago, oltre a essere terapeuta, può entrare in contatto con le divinità per esplorare il proprio spirito, per comprendere una situazione, trovare risposta a una questione o per proiettarsi nel futuro.
Il rito di evocazione si compie in una stanza buia, sul tetto di una casa o in un luogo elevato e discreto. Viene coinvolto nel rito anche un giovane vergine, il mago si tinge la palpebra destra di verde e quella sinistra di nero, poi recita una formula per nove volte, dopo di che il dio è stato evocato e può parlare. 

Fonti:
- Magia e iniziazione nell'Egitto dei faraoni, René Lachaud, Edizioni Mediterranee
- L'antica medicina egizia, Giuliano Imperiali, Xenia Edizioni.


lunedì 5 settembre 2016

I Tarocchi: Il Bagatto - 1


Arcano Maggiore

Italiano: Il Bagatto, Il Mago
Inglese: The Magician, The Juggler
Francese: Le Bateleur, L'Escamoteur, Le Mage
Spagnolo: El Mago, El Prestidigitador

Corrispondenze
Astrologica: Ariete. Il Sole indica forza e irradiazione. Mercurio suggerisce volubilità e abilità.
Albero della Vita: dodicesimo sentiero (dall'Intelligenza alla Corona)

Se la carta è dritta: Inizio, volontà, abilità, giovinezza.
Se la carta é capovolta: Inerzia, indecisione, fine di un rapporto.

Simbologia fondamentale:
- Principio creatore
- Proprietà di linguaggio
- Autostima
- Volontà forte
- Movimento continuo
- Dominio sugli elementi

Questo arcano indica che il consultante si trova in una situazione in cui deve prendere alcune decisioni difficili. Simboleggia una personalità forte e definita e rappresenta una persona pronta a tutto, abile e con proprietà di linguaggio. Può indicare anche un tipo di iniziativa che darà i suoi frutti nel futuro. Le sue migliori qualità sono la diplomazia, l'agilità, la spontaneità e la rapidità.
La carta capovolta indica una persona che cerca di manipolare gli altri: il truffatore, il ciarlatano, il bugiardo. Può indicare un periodo di indolenza, passività e mancanza di autostima. I suoi difetti sono la poca forza di volontà, l'insicurezza e l'incapacità di esprimersi e imparare.

Descrizione e simboli
In questo Arcano compare un giovane dai capelli biondi, simbolo della forza solare dell'autostima, che indossa un ampio cappello la cui forma ricorda il segno algebrico dell'infinito.
Al significato simbolico fondamentale del cappello, quale rappresentazione dei pensieri di chi lo indossa, va aggiunto in questo caso specifico quello associato alla forma particolare della tesa del cappello del Bagatto, che ricorda appunto un 8 disteso, associato all'ingegno.
Nella mano sinistra, quella dell'intuizione, il Bagatto regge una bacchetta o un bastone diretto verso il cielo, simbolo della volontà con cui egli catalizza le forze celesti per materializzarle. Grazie alla bacchetta, il Bagatto ha il potere sulla magia e sulla parola; la sua funzione è concentrare e dirigere l'energia celeste al conseguimento di un obiettivo. 
In alcuni mazzi il Bagatto tiene in mano un boccale, simbolo delle passioni e dei desideri.
Ha l'aspetto di un uomo che attira su di sé l'attenzione con la sua destrezza e il suo magnetismo. Egli agisce da solo, usando unicamente la sua abilità.
Nella mano destra, quella della ragione, tiene invece una moneta d'oro, frutto diretto della sua azione cosciente. I piedi ben piantati al suolo indicano la saldezza della sua forza, con cui il Bagatto, trasformato in una sorta di prestigiatore, manipola gli oggetti disposti sul tavolo per ricreare a suo piacimento la realtà. Questi oggetti, oltre che il richiamo ai quattro semi del mazzo, sono simboli degli elementi su cui egli agisce: i bussolotti rappresentano i sentimenti, il coltello la mente, le monete il mondo fisico. Nella carta compaiono anche dei dadi, che simboleggiano l'intervento del destino, mascherato da casualità, nel mondo materiale, e una bisaccia, dentro la quale il Bagatto conserva gelosamente i frutti del suo lavoro. Nell'abbigliamento del Bagatto sono sempre presenti il colore rosso, simbolo del mondo materiale, e l'azzurro, che rappresenta il mondo spirituale: non a caso, una delle qualità più importanti di questo Arcano consiste nella capacità di equilibrare gli opposti.
Il tavolo rappresenta il mondo dell'azione. simboleggia la personalità che costruiamo per comunicare con il mondo, di cui è visibile solo una parte, mentre il resto rimane ignoto. Le tre gambe che reggono il tavolo alludono allo spirito, all'anima e al corpo. 
Infine, si noti come la scena si sviluppa verso l'esterno, a dimostrazione del fatto che il Bagatto realizza la propria opera nella natura.

Significato generale
Questo Arcano apre la serie numerata dei Tarocchi; il numero 1 rappresenta il principio attivo, la mente individuale che si contrappone all'incoscienza collettiva. Il Bagatto è l'uomo impegnato nella conquista della coscienza di sè, e quindi dell'unione dello spirito con la materia. Questo Arcano simboleggia anche la materia prima degli alchimisti, vale a dire la psiche umana, disposta a trasformarsi e a intraprendere il cammino verso la perfezione.

I diversi aspetti del Bagatto
Il significato di ogni singolo Arcano deve essere analizzato sotto diversi aspetti: quello psicologico e subcosciente, quello intellettuale o del cosciente, quello emotivo e quindi, in senso più esteso, dell'amore, e quello materiale, che include anche la salute.
Aspetto psicologico: con il Bagatto comincia il lungo processo di formazione dell'individuo, grazie al quale l'anima, a prescindere dalle circostanze esterne, percorre il lungo cammino verso la propria destinazione finale. Grazie al potere di questo Arcano, prendiamo coscienza del nostro Io, vale a dire delle qualità e delle caratteristiche su cui si fonda la nostra personalità. Questo Arcano è di grande aiuto nella costruzione dell'Ego ed evidenzia la capacità dell'uomo di analizzare la propria coscienza.
Aspetto intellettuale: rappresenta la mente che, con piena consapevolezza di se stessa, ricerca senza mai stancarsi il significato recondito delle cose. Simboleggia l'intelligenza attiva e pratica nel suo ruolo di co-creatrice della realtà. E' la persona che sa impiegare il potere della propria immaginazione per comprendere, e in ultima analisi per trasformare, il mondo che la circonda. Indica anche la capacità di analisi e l'equilibrio mentale.
Aspetto emotivo: il Bagatto indica una persona che nutre profonda fiducia in se stessa. Con la sua presenza, afferma che i sentimenti e la personalità sono forti e ben definiti, ma sottomessi al dominio della ragione. Rappresenta il controllo delle emozioni.
Aspetto materiale: E' l'uomo pieno di inventiva e capace di superare ogni difficoltà. E' inoltre colui che possiede una visione completa della situazione ed è quindi capace di volgerla rapidamente in proprio favore. Il Bagatto, infine, è l'uomo arbitro del proprio destino, chiunque sia in grado di affrontare in maniera attiva la realtà quotidiana. Simboleggia l'abilità e la capacità di risolvere i problemi.

Significati divinatori e interpretazione
Interprete del bene e del male. Dotato di grande spinta creatrice, artefice del proprio destino. E' la giovinezza con tutte le sue promesse, nel pieno delle forze fisiche e intellettuali. E' il coraggio, l'entusiasmo, la carica innovatrice e realizzatrice. L'entusiasmo che non si arresta di fronte alle difficoltà. E' l'inizio, il divenire, la consapevolezza delle forze date dalla giovinezza. E' l'energia vitale in espansione positiva. La volontà di conquistare, di affermarsi e nel contempo di trascinare con sé i renitenti, i dubbiosi, coloro che sanno solamente seguire. E' la capacità di annullare le resistenze opposte, dovute sia alle persone che alle situazioni. Irrefrenabile intraprendenza. E' la virilità nell'accezione più ampia del termine. Il suo carattere è ottimista e gioviale. 
Se la carta è rivolta alla persona che consulta, indica che avrà tutte le possibilità di avere successo perché possiederà la forza e l'opportunità da lui stesso creata per mettere in evidenza tutti i suoi talenti. Può indicare l'inizio di una nuova attività. Esorta al movimento, a prendere decisioni fattive. Bisogna seguire il primo impulso, senza perdere tempo e avere fiducia nelle proprie capacità. In campo affettivo il significato non cambia e se esce a una donna, può indicare un nuovo incontro stimolante e risolutivo.
Se si trova vicino a carte negative, può voler dire: eccesso di impulsività, azioni imprudenti, persona che parla troppo e si danneggia, mancanza di pazienza e perseveranza, temerarietà e talvolta millanteria, furbizia ed eccesso di scaltrezza, è il giocatore che sfida il destino. Può essere segno di imprudenza.

Combinazioni tra gli Arcani
Anche se la quantità di possibili combinazioni tra gli Arcani è di fatto infinita, ne esistono alcune che sono tradizionalmente considerate determinanti.
Il Bagatto e la Torre, Il Diavolo o La Morte può indicare magia nera.
Il Bagatto capovolto con gli Amanti indica delle infedeltà passeggere.
Vicino alle carte di Bastoni: significa attività frenetica, iniziativa che viene realizzata su larga scala.
Vicino alle carte di Coppe: Amore a prima vista che porta a una ventata nuova di vita che rinnova.
Vicino alle carte di Spade: lotta solitaria contro tutti, per affermare le proprie idee. Inizi difficili.
Vicino alle carte di Denari: Intuizione negli affari, tempestività indispensabile per concludere buoni contratti.

Fonti:
- Il grande libro dei Tarocchi, Giordano Berti
- I Tarocchi. Come leggerli, come interpretarli, come meditarli, Antonia Mattiuzzi